sabato 25 febbraio 2012

Old Calabria's song

Oggi il sole splende allegro, su Quarto Inferiore.
E allora, togliete anche voi la giacca pesante e venite a passeggiare con me sulla Calabria Vecchia.
La Calabria Vecchia stamattina
Per i forestieri, va precisato che, a dispetto del nome, non parlo di un ristorante che serve 'nduja e soppressata. Si tratta, invece di una via di campagna di Quarto che, snodandosi ad angoli retti, divide poderi e terreni coltivati.
Appena il clima lo permette, diventa meta per le passeggiate di intere famiglie.

Io, la considero il mio laboratorio all'aperto, una specie di vivaio dove osservare tutti quei cambiamenti che, seppure semplici - a me che sono di citta' - lasciano a bocca aperta.
E' da questa stradella che recupero la maggior parte di piante selvatiche che poi uso per i miei attacchi di giardinaggio non autorizzato.
Materiale bello, resistente, a costo e chilometri-zero!

Seguitemi, e vi mostrero' piccole meraviglie che potrebbero sfuggire ad uno sguardo frettoloso.

Questo e' il periodo del Pan di Vipere. Non riusciremo a vedere molto altro, ma il tepore vale tutta la passeggiata.
Lungo il percorso vi mostrero' i posti dove crescono le piante nel corso dell'anno.

Inizia qui, alle spalle della chiesa.
Appena imboccata, subito dopo il meraviglioso giardino della canonica, ecco le sterpaglie secche dei Topinambur. Certo, nulla di attraente, ma mi piace passargli vicino sapendo che, il prossimo autunno, saranno di nuovo in fiore: splendide margherite gialle che crescono a partire da orride patate che si trovano anche in vendita al supermercato.
Topinambur secchi: arrivera' il loro momento
Per inciso, sono tante le persone (io ero fra quelle) che non hanno idea di quale miracolo siano capaci, quei tuberi bitorzoluti dal sapore di carciofo.
Sto progettando di farne una bella raccolta per interrarle in qualche aiuola particolarmente grande.

Eccoli, i Pani delle Vipere: lungo i fossi di scolo, spuntano le foglie variegate, alcune ancora arrotolate su se stesse, del Gigaro (Arum italicum). Al piu' presto, portero' il forcone per estrarli con il loro tubero tutto intero. Credo possano essere molto graziosi, se inseriti in un contesto adeguato. Dovro' ricordarmi di non tenerli a portata di mano di mio figlio, visto che sono stati descritti casi di avvelenamento letale da ingestione di bacche.
Pan di Vipere

Anche se adesso pare un po' spoglio, questo primo tratto di Calabria si trasformera', in primavera, in un Sentiero Dorato grazie alle migliaia di ranuncoli che cresceranno.
Il Sentiero Dorato (immagini di repertorio)
Bene, siamo arrivati alla prima curva ad angolo retto.
Costeggiamo il giardino incolto di un edificio ormai decadente, il cui frontone e' ancora ironicamente decorato da una specie di drappo in metallo. Sulla rete metallica crescono diverse piante rampicanti, tra cui delle roselline selvatiche molto belle. E' un bel po' che provo a farne talee, ma ho ancora qualche difficolta'.
Si', sembra un ramo secco ma.... avvicinatevi! Li vedete i primi getti rossastri? La pianta si prepara alla bella stagione!
Tra qualche mese, inoltre, saranno in fiore i biancospini e allora sembrera' di tornare a vedere la neve dei giorni scorsi.
Volgete lo sguardo in basso.
Come vedete, nel piccolo fosso stanno spuntando le prime pervinche.
Qui la terra' e' sufficientemente morbida per essere scavata da una piccola zappa che, in questi viaggi, mi accompagna sempre. Tuttavia, preferisco aspettare ancora una settimana, giusto per dare il tempo alle piante di crescere. Ho gia' in mente un paio di zone dove potrei sistemarle.
Pervinca
Poco piu' avanti, e' il turno delle canne di bambu': crescono senza sosta e spesso tornano utili come sostegno durante gli assalti verdi. Ricordate di prendere solo quelle che spuntano dal terreno all'esterno della recinzione!
Vicino, si trova un arbusto contorto che produce piccole bacche rosse. Sembra l'Agazzino, che tanto va di moda come siepe lungo le recinzioni. Ne ho preso dei rami per farne talee: aspettiamo di vedere cosa succede.

Ancora qualche metro, ed eccoci al primo filare di querce.
L'anno scorso ho fatto una bella raccolta di ghiande e molte hanno germogliato. Una di queste, nonostante la forza bruta degli spazzaneve, resiste ancora nell'aiuola davanti l'Arca, quando la piantammo a luglio coi ragazzi di Terra di Nettuno.
Ho anche provato ad estrarre dal terreno le pianticelle un po' cresciute, ma ho scoperto che la quercia fa radici davvero profondissime.

Superiamo il piccolo parco e l'edificio attiguo che si trovano sulla sinistra: ecco, qui inizia il primo tratto di fragoline selvatiche.
Ovviamente, ora non se ne vede traccia.
Mi sono accorto della loro esistenza l'anno scorso quando, aguzzando lo sguardo, ho notato gli inconfondibili fiorellini bianchi. Purtroppo, non sono riuscito a vederne i frutti: i decespugliatori passano troppo di frequente perche' una qualsiasi di tutte le piante che spuntano lungo i fossi, possa diventare abbastanza grandi.

Qui crescono anche i Cipollacci (Muscari armeniacum): ho provato a raccoglierne, ma devo raffinare la tecnica perche' hanno uno stelo molto delicato. E d'altra parte, cavarne i bulbi dal terreno ricoperto di erba non e' semplice.
Mi fa sempre sghignazzare, quando scopro che piante come queste sono in vendita a caro prezzo nei negozi di fiori.

Proseguiamo. Approfittate per gettare uno sguardo al bellissimo giardino che si trova a sinistra. Qui si capisce che c'e' una mano esperta, a curarlo!
Di buon passo, arriviamo all'ultima serie di querce.
E' curioso: non sono le piu' grandi che ci siano, ma il fatto che intorno non abbiano nulla, a me le fa sembrare davvero imponenti.

E' qui che si riescono a trovare quelli che mia moglie defini' prosaicamente "cavoli pelosi" e che si dimostrarono essere Verbaschi, capaci di far fiorire delle splendide infiorescenze gialle alte quasi due metri.

Purtroppo, anche questi non hanno mai avuto il tempo di fiorire a causa dello sfoltimento dell'erba.

Siamo finalmente arrivati alla seconda curva.
Vorrei attirare la vostra attenzione su quest'albero a sinistra, all'angolo della stradella: a me ricorda tanto gli alberi del Piccolo Popolo, quindi non dimentico mai di lasciare una moneta di rame oppure un frammento di biscotto. Non si sa mai quali scherzi possa fare, una Fata irritata....

Questo tratto, quando il sole e' alto, e' arduo da affrontare.
Ahime', probabilmente sulla sinistra il vostro sguardo e' rimasto ferito dalla presenza dell'enorme capannone rettangolare che hanno completato di costruire l'anno scorso. Un vero insulto all'atmosfera bucolica che fino ad ora ci ha accompagnato.
Volgete gli occhi a destra, che e' meglio.
Qui, intercalati tra le querce, crescono (a seconda del periodo) innumerevoli piantine di fragole selvatiche oppure  i  tenaci Convolvoli.
Riuscire a raccoglierli integri e con le radici non e' facile, visto che lo stelo sottile si arrotola a tutto cio' che trova. Ho letto che per evitare che diventino infestanti, bisogna farli arrampicare su un bastone piantato in verticale. Dovro' provarci.

Andiamo, che la strada e' ancora lunga.
Continuate ad ignorare il capannone: oltre la fitta siepe degli alberi a destra che ormai sta abbattendo una vecchia rete metallica, c'e' una tipica casa padronale della campagna bolognese. Peccato che sia abbandonata come il giardino circostante.
Ho tentato di fare talee di un albero dalle foglie ovali cosi' scure da sembrare quasi nere, ma non ci sono riuscito.

Affrontiamo, dopo la terza curva ad angolo, il tratto piu' brutto di questa strada.
A sinistra, infatti, passeremo accanto al capannone e al deposito di macchinari e tubi di non so quale ditta. Il fosso, qui, sembra un canale di scolo di una zona industriale: acqua melmosa, verdastra e maleodorante su cui galleggiano bottiglie e barattoli di plastica.
Meglio girarsi dall'altra parte: l'anno scorso, il campo era una distesa di fiori viola. Non sono abbastanza esperto per dirvi di che pianta si trattasse. So solo che era destinata al sovescio.
In un punto ben preciso del fosso, si ostina a crescere, nonostante gli sfalci, un arbustello dai rami spinosi. Non credo si tratti di acacia. Purtroppo, non sono mai riuscito a prenderlo.

Ultima curva (ignorate pure i cani che, alla vostra sinistra, stanno di guardia al capannone): se siamo arrivati qui e' solo perche' la temperatura e' davvero gradevole. In inverno, e' difficile che ci si spinga fin quaggiu'. Di solito, si torna indietro molto prima. In estate, invece, le fronde degli alberi danno un vero refrigerio.
A parte l'onnipresente Pan di Vipere, qui non ho mai trovato molto altro.
Spingiamoci pure fino alla fine della stradella, ma prepariamoci a tornare indietro: siamo all'intersezione con la trafficatissima Via Viadagola e non vale la pena rischiare di farsi investire.

Bene, facciamo dietro-front.
Normalmente, e' durante il percorso inverso che raccolgo le piante, giusto per evitare che cuociano dentro la busta dopo averle raccolte.

Lo so, anche a voi e' venuta voglia di raccogliere qualcosa.
Il clima, sembra proprio invitare i guerriglieri dormienti ad iniziare i propri attacchi.

Solo la neve ancora nei fossi, mi ricorda che l'inverno non e' passato e che conviene aspettare ancora un po'.

2 commenti:

  1. acuto ed attento osservatore delle nostre bellissime campagne. quasi poetico.

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    1. Grazie. In effetti, troppe volte passeggiamo distrattamente, magari col cellulare all'orecchio. In questi giorni di marzo, guardando con attenzione, i prati sono coperti di minuscoli fiori azzurri (credo siano Veronica) che a uno sguardo disattento sembrano solo mucchi d'erba verde. E' questo che volevo sottolineare, scrivendo questo articolo.

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