venerdì 28 settembre 2012

Non tutte le ciambelle....


A volte, capita di perderle, le battaglie di guerrilla gardening.
E' qualcosa che ogni giardiniere d'assalto mette in conto.
Atti di vandalismo, sbadataggine, incuria.... persino rappresaglie.

E' tutto gia' preventivato.
In fin dei conti, e' per questo che lo chiamiamo "guerriglia", anche se qualcuno storce il naso davanti all'utilizzo di parole attinenti al gergo militare.
Personalmente, cerco per lo piu' di utilizzare l'espressione "giardinaggio non autorizzato".

Mi piace sempre citare David Tracey che, nel suo "Guerrilla Gardening: a Manualfesto" scrive:

"L'unica forma di sconfitta, dovrebbe essere considerata la rinuncia".

Eppure eppure eppure....

In un articolo comparso su RavennaToday, si sottolinea l'inefficacia delle azioni di giardinaggio d'assalto.

Leggendo il testo, mi pare di cogliere una vena polemica alimentata da cio' che potrebbe definirsi un'appartenenza di partito, ma faccio fatica a non condividere certe posizioni dell'intervistato.

Riporto alcuni stralci, rimandando la lettura dell'intero articolo al link che vi segnalo.

Gia' il titolo assume toni polemici:

"Guerrilla Gardening: è stata un flop per Bazzocchi (LpR)"

Come notate, LpR identifica la Lista per Ravenna (di cui non so nulla, vivendo in altra citta'). Probabilmente, questa Lista ha accusato il colpo di un'azione di guerriglia verde animata da spirito provocatorio.

Continua Giulio Bazzocchi:
"Cancellare dall'elenco delle iniziative portate a termine".

I fatti, in breve: a maggio, un gruppo di Cittadini ha portato a compimento un'azione di guerrilla gardening nella Darsena di Ravenna.
Ad oggi, la situazione e' tornata quella dei giorni prima dell'attacco: nelle foto, si osservano i resti di quello che fu un grande esercito....


Guerrilla Gardening, le foto di alcune zone verdi coinvolte


Guerrilla Gardening, le foto di alcune zone verdi coinvolte

In effetti, chi ha partecipato all'azione e poi ha lasciato che il terreno tornasse cosi', non ha fatto una bella figura.

Per carita', puo' darsi che io abbia preso il gioco del guerrilla gardening troppo seriamente, ma se le cose devono fare questa fine, allora e' meglio lasciar perdere da subito.

A mio avviso, non ha nessun senso lasciarsi coinvolgere dall'entusiasmo del momento, sporcarsi per una volta le scarpe e le unghie di terra (per vedere l'effetto che fa) e poi non rendersi conto che la parte piu' difficile del giardinaggio non autorizzato sta nella costante manutenzione.

Solo uno sprovveduto puo' pensare che, messe a dimora due o tre piante, gli abitanti del quartiere accorrano carichi di inanffiatoi per prendersi cura delle aiuole nuove di zecca.

Una volta seminato o piantato un fiore, si deve provvedere alla sua sopravvivenza, altrimenti il gesto nobile che si e' fatto, si perde.

La scelta delle piante, nel guerrilla gardening, non e' casuale: si tratta di esseri viventi, bisognosi di cure e attenzioni.
Non lo dico per animo ecologista. Lo dico perche' e' il senso profondo di cio' che facciamo: mantenere in vita un fiore significa impegnarsi per la propria citta', essere vivente anch'essa (coi pregi e i difetti che la caratterizzano).

Solo perseverando nel gesto, nella cura, nella manutenzione delle piante e dei semi sparsi sul terreno, si puo' pensare di risvegliare le coscienze sopite dei cittadini.

Altrimenti, il fatto resta isolato.
Un gesto dimostrativo e come tale effimero, privo di quel nesso causa-effetto che puo' cambiare le cose.

A ognuno la sua forma di guerrilla gardening.
A me, quella fatta a Ravenna, non piace.

2 commenti:

  1. Ho letto l'articolo; in effetti mi pare piuttosto partigiano, e suppongo (ripeto, suppongo) sia strumentalizzato a favore di alcune persone interessate.
    Verissimo che i "guerriglieri" dovrebbero curarsi poi della manutenzione; però ridurre tutto a questo mi sembra la solita storia del dito che indica la luna.

    Ridicolizzare la gente che si rimbocca le maniche (sì, anche per un solo giorno) chiamandole "allegra brigata" fa ben capire che c'è un gruppo di persone che delle iniziative dei cittadini (anche quelle così "piccole") ha paura, e cerca subito di metterle in cattiva luce puntando il dito sui fallimenti.

    Gli organi di stampa dovrebbero invece puntare il dito sul fatto che ci sono cittadini che hanno voglia di fare, e che probabilmente, almeno nei primi passi, hanno bisogno di linee guida e di incoraggiamenti che li spingano a migliorarsi, a organizzarsi meglio.
    Dire solo "non funziona" non solo è controproducente, ma frustra anche quei pochi che potrebbero invece dare davvero qualcosa.

    Vorrei andare dall'autore dell'articolo e ripetergli il tormentone dell'imitatore di Lucarelli: "Paura, eh?".

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    1. Parole perfette, le tue.
      Infatti, io credo che l'articolo sia una specie di "gne' gne' gne' " di qualche avversario piu' o meno politico del gruppo.
      Tuttavia, se ti esponi, devi poterti difendere. Non e' un caso che da mesi innaffio le mie zinnie, anche quando mi dicevano che era troppo secco e non sarebbero sopravvissute.
      Ora, qualcuno a Quarto inizia a imitarmi.
      Se il gesto vuole essere rivoluzionario, bisogna crederci e sostenerlo. Altrimenti e' fuffa.

      Miseria e vergogna sul Comune.
      Altrettanta su chi fa il fenomeno coi fallimenti degli altri.
      Pero', diciamo che il gruppo ravennate ha un po' messo il culo nelle pedate (come direbbe Jeff)

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